Paralisi del nervo facciale: cos’è, cause, sintomi e terapia

La paralisi del nervo facciale (VII nervo cranico) rappresenta una patologia neurologica che comporta l’incapacità di muovere ed in parte di percepire un lato del viso. Questa patologia colpisce il settimo nervo cranico chiamato nervo facciale e può determinare anche alterazioni della lacrimazione, della salivazione e della percezione del gusto. Generalmente la persona presenta metà viso immobile e appiattito, con una predominanza muscolare del lato non colpito che determina una deviazione del volto verso quel lato.

Le cause della paresi del VII nervo facciale possono essere molteplici e sebbene qualche anno fa si affidava un ruolo importante agli abbassamenti improvvisi di temperatura (Paralisi A Frigore / Paralisi da Freddo) oggigiorno si ipotizza che la causa più frequente sia quella virale (come l’herpes simplex o l’herpes zoster), attivata probabilmente dagli sbalzi termici.

Altre cause possono includere le infezioni batteriche, i tumori, le lesioni traumatiche, le operazioni chirurgiche (come le operazioni di asportazione di neurinomi dell’acustico), le malattie neurologiche (come gli ictus) e molte altre. Nella maggior parte casi, la causa esatta rimane sconosciuta e la diagnosi viene fatta in maniera differenziale, ovvero escludendo altre patologie.

È fondamentale recarsi in pronto soccorso o consultare immediatamente un neurologo non appena si manifestano i sintomi della paralisi facciale per una diagnosi accurata e per escludere altre patologie. È necessario iniziare il trattamento farmacologico più adatto ed indirizzarsi il prima possibile ad un percorso riabilitativo specifico e mirato per questa patologia (Metodo Perfetti o Riabilitazione Neurocognitiva) al fine di aumentare le possibilità di recupero completo.

Il supporto emotivo della famiglia e degli amici gioca un ruolo cruciale nella gestione delle implicazioni psicologiche associate a questa condizione dato che la paralisi del nervo facciale coinvolge il viso che ha un ruolo identitario per l’essere umano.

Le cause della paralisi del VII nervo cranico

Le cause della paralisi del nervo facciale possono essere molteplici. L’eziologia esatta rimane ancora un argomento di studio ma si ipotizza che fattori quali infezioni virali (es. herpes simplex o herpes zoster), infiammazioni o risposte autoimmuni possano giocare un ruolo chiave nel suo sviluppo.

Altre cause includono infezioni (come la malattia di Lyme o meningite), traumi cranici che possono danneggiare il nervo facciale direttamente o indirettamente attraverso fratture ossee, tumori che esercitano pressione sul nervo o lo invadono (ad esempio, neuromi dell’acustico o carcinoma metastatico), patologie neurologiche centrali (come l’ictus o la sclerosi multipla) ed esposizioni a sostanze tossiche. Anche le condizioni mediche sistemiche come il diabete mellito possono aumentare il rischio di sviluppare questa patologia.

Sintomi delle paralisi del nervo facciale

La paralisi facciale può manifestarsi in varie forme e i sintomi possono essere molteplici.

Uno dei più evidenti è l’asimmetria del volto, che può manifestarsi già a partire da una posizione di riposo ossia quando la persona è ferma il naso e la bocca appaiono storti. L’asimmetria può aumentare notevolmente quando la persona ride, parla o mangia in quanto il lato del viso che non presenta la paralisi tira verso di sé il lato colpito.

La paralisi del nervo facciale determina l’impossibilità di muovere i muscoli facciali su un lato del viso e questo può determinare difficoltà nelle azioni della bocca (protrudere le labbra in maniera simmetrica come per dare un bacio, sorridere, sbadigliare…), arricciare il naso, alzare le sopracciglia, corrugare la fronte o chiudere l’occhio dal lato affetto. In alcuni casi, la palpebra può rimanere aperta, causando secchezza oculare a causa dell’esposizione prolungata.

Un altro sintomo comune è la perdita della percezione o una sensazione di formicolio nella zona interessata. Alcune persone riferiscono anche di sentire dolore intorno all’orecchio o nella zona sottomandibolare poco prima dell’inizio dei sintomi della paralisi.

La difficoltà nel parlare e nel mangiare è un altro segno di paralisi facciale. La mancanza di controllo sui muscoli periorali e l’alterata percezione delle labbra e dell’interno bocca, possono portare a problemi nell’articolazione delle parole e nella gestione dei solidi e dei liquidi, causando talvolta la fuoriuscita di cibo o bevande dalla bocca, morsicature delle guance e impossibilità a spostare il cibo da un arcata dentaria all’altra.

Inoltre, si possono verificare alterazioni del gusto sulla metà anteriore della lingua o una alterazione della produzione di lacrime e di saliva sul lato colpito.

Questi sintomi possono non solo influenzare le azioni del volto ma anche comportare implicazioni psicologiche ed emotive importanti, modificando la qualità della vita della persona.

Paralisi facciale centrale e periferica

La sindrome facciale si manifesta principalmente in due forme: centrale e periferica. Queste due varianti, pur avendo in comune i sintomi precedentemente indicati, originano da cause diverse e presentano un’evoluzione differente.

La paralisi facciale centrale è la forma meno comune ed è il risultato di una lesione o di una patologia che colpisce il nervo nella sua porzione intracranica. A partire dalla origine a livello del tronco encefalico fino al forame stilomastoideo, dal quale il nervo fuoriesce per giungere ai muscoli del viso. Le cause possono includere ictus, tumori cerebrali, sclerosi multipla e altre condizioni neurologiche e generalmente comportano una risoluzione della problematica più lenta e meno favorevole, perché il nervo colpito nella sua porzione iniziale fa più difficoltà a recuperare.

A differenza della forma centrale, la paralisi facciale periferica è la fattispecie più comune. Questa origina da un danno o da un’infiammazione del nervo facciale nel tratto che fuoriesce dalla scatola cranica fino ad arrivare ai muscoli del viso. Questa forma presenta una risoluzione più favorevole e con tempi di recupero più rapidi seppure i sintomi iniziali possono essere sovrapponibili a quelli di una lesione centrale.

È quindi necessario recarsi immediatamente in pronto soccorso o da un neurologo per avere la diagnosi.

Diagnosi

La diagnosi della paralisi del nervo facciale inizia con un’accurata anamnesi ed un esame clinico, che si focalizza sull’insorgenza dei sintomi, sulla presenza di fattori di rischio e sulle caratteristiche delle manifestazioni cliniche. Viene indagata anche la presenza di dolore e le alterazioni della salivazione, lacrimazione e del gusto. L’esame clinico include la valutazione dell’attività motoria e della percezione e la valutazione dei riflessi corneali.

Gli esami di laboratorio e di imaging, quali esami ematici, risonanza magnetica (RM) e tomografia computerizzata (TC), possono identificare segni di infezione, infiammazione o anomalie strutturali che potrebbero causare la paralisi di origine centrale o periferica. L’elettromiografia (EMG) e i test di conduzione nervosa aiutano a determinare l’estensione del danno al nervo facciale e le prospettive di recupero.

In alcuni casi, si effettuano esami audiologici per valutare la funzione dell’orecchio interno, dato che il nervo facciale passa vicino alle strutture dell’udito. La diagnosi differenziale è essenziale per escludere altre cause di paralisi facciale, come sclerosi multipla, infezioni, tumori o ictus.

L’approccio diagnostico multidisciplinare permette una diagnosi accurata, essenziale per sviluppare un piano di trattamento personalizzato e ottimizzare il recupero, minimizzando il rischio di complicazioni a lungo termine.

Decorso: quanto dura la paresi facciale

Il decorso della paralisi facciale può variare notevolmente da individuo a individuo ed è influenzato da diversi fattori come l’eziologia, l’età del paziente e la rapidità con cui viene iniziato il trattamento farmacologico ed il percorso di riabilitazione.

La prognosi dipende principalmente da due fattori: causa ed estensione del danno nervoso o cerebrale. Se la persona presenta un danno lieve del nervo il recupero sarà ottimale, ma se il nervo è stato lesionato notevolmente e la conduzione nervosa è gravemente compromessa, la risoluzione completa potrebbe non essere raggiunta.

Ad ogni modo, nella maggior parte dei casi la persona inizia a mostrare segni di recupero entro poche settimane e la maggior parte recupera completamente entro tre/sei mesi. Tuttavia, alcune persone possono sperimentare complicazioni a lungo termine come la comparsa di sincinesie (reinnervazioni inadatte), spasmi, contratture o compensi.

Il trattamento farmacologico precoce e appropriato gioca un ruolo cruciale nel migliorare il decorso della paresi facciale ed è fondamentale iniziare un percorso di riabilitazione mirato e specifico al fine di accompagnare il fisiologico recupero del nervo ed evitare l’instaurarsi di problematiche secondarie.

Nelle forme centrali, il recupero può essere più complesso e dipendere fortemente dalla rapidità con cui viene trattata la causa sottostante.

Terapia ed esercizi: il percorso di riabilitazione

Il trattamento della paralisi facciale richiede un approccio individuale e scientifico, focalizzato sulle specifiche alterazioni della singola persona. Il percorso riabilitativo gioca un ruolo cruciale nel recupero, mirando al graduale miglioramento della motilità facciale e alla riduzione delle problematiche percettive e, se presenti, di salivazione, lacrimazione e gusto.

La riabilitazione mira anche a prevenire le tante complicanze che possono strutturarsi a seguito della paralisi del nervo facciale come le sincinesie, che rappresentano delle reinnervazioni alterate e che possono essere estremamente difficili da gestire una volta comparse.

Si parla di sincinesia quando, a seguito di una paralisi del nervo facciale, la persona che in precedenza mostrava una immobilità del volto, quando rinizia a muovere un distretto, ad esempio la bocca, lo fa inserendo anche movimenti di altri distretti, in maniera involontaria. E quindi, ad esempio, nell’aprire la bocca per parlare chiude anche contemporaneamente l’occhio o viceversa, nel chiudere l’occhio per fare l’occhiolino storce involontariamente anche la bocca. La persona non è in grado, volontariamente, di dividere le azioni dei due distretti.

Il primo passo da un punto di vista riabilitativo inizia con la valutazione individuale da parte di un riabilitatore esperto che valuta la mimica facciale, le capacità espressive e le azioni dei singoli distretti del viso, ma anche la percezione e le alterazioni a carico della salivazione, lacrimazione e del gusto. Anche la presenza di dolore o altre problematiche secondarie è da ritenere interessante per pianificare il percorso di recupero più adatto.

Questa valutazione iniziale è fondamentale per intuire il grado di compromissione del nervo e progettare un piano di trattamento personalizzato.

Alla luce di questo vengono proposti esercizi sul viso secondo i principi di riabilitazione neurocognitiva (Metodo Perfetti) che mirano a recuperare le azioni del volto in maniera graduale e costante, fino al massimo recupero che la patologia concede.

La riabilitazione neurocognitiva utilizza strumenti specifici come le superfici tattili, forme e volumi per l’interno bocca, consistenze per l’interno e l’esterno della guancia e tanti altri dedicandosi in maniera minuziosa ai singoli distretti quali la bocca, le guance, gli zigomi, il naso, l’occhio e la fronte.

Il recupero sarà graduale, azione dopo azione, non mostrandosi generalmente come uno sblocco unico ed improvviso. Il nervo, man mano che recupererà la sua funzione, permetterà una migliore percezione e motilità del viso e si passerà dalle piccole contrazioni muscolari per avere un volto simmetrico in assenza di movimento, a quelle più ampie, necessarie per recuperare azioni più complesse come ad esempio il sorriso a pieno volto. Oltre alla riabilitazione, il supporto psicologico non deve essere trascurato. Affrontare una condizione che altera il viso può avere un impatto significativo sul benessere emotivo della persona. La presa in carico psicologica aiuta ad affrontare le sfide psicologiche associate alla paralisi facciale, promuovendo un atteggiamento sempre positivo e propositivo verso il recupero.

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